15/05/2021
Gli incompetenti inconsapevoli (effetto Dunning Krugher) e il concreto opposto (la sindrome dell'impostore)
La propensione degli incompetenti all'errore, è universale. In ambito lavorativo, per esempio, può capitare che individui, evidentemente incompetenti, tendano a sovrastimare le proprie prestazioni e contestualmente a sminuire il livello medio dell'intero gruppo di lavoro. Quest'effetto prende il nome di “Dunning Krugher”.
Si tratta di una vera e propria “distorsione cognitiva” che, in alcune situazioni, viene imboccata dalla mente e conduce a commettere un “errore” che a sua volta può generare in: illusione del controllo; effetto alone (è un bias cognitivo per il quale la percezione di un tratto è influenzata dalla percezione di uno o più altri tratti dell'individuo o dell'oggetto); eccessiva sicurezza; bias della conferma (in psicologia indica un fenomeno cognitivo umano per il quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato dalle loro convinzioni acquisite) e per ultimo in effetto “sopra la media” (above-average effect. Ossia un pregiudizio cognitivo che porta l’individuo a sovrastimare le proprie abilità positive e ignorare le qualità negative).
All'incompetenza, spesso si accompagna la supponenza e l'arroganza, questo in funzione del fatto che i soggetti affetti da questo disturbo cognitivo non hanno alcuna percezione dei propri limiti e viceversa, nutrono una incondizionata fiducia nelle loro capacità.
Chiaro è che l'esistenza di questa distorsione cognitiva incide notevolmente nei processi di trasferimento di conoscenza (formazione, comunicazione, coaching, etc.) e quindi, questo effetto, può anche comportare ripercussioni importanti all’interno degli ambienti lavorativi. Infatti, individui che dimostrano di essere particolarmente propensi a questa “distorsione” hanno difficoltà nell’interagire all’interno di una squadra di lavoro e, in generale, le principali difficoltà riguardano il rapporto con colleghi e superiori.
Se invece si pensa all’effetto Dunning-Kruger, esercitato da un ruolo “apicale” (ad esempio un quadro o un dirigente), la problematica lavorativa diventa di maggiore impatto e di ancor più difficile gestione. Ciò in quanto, il “tuttologo di turno”, che riveste un ruolo apicale, incide significativamente su tutti i processi aziendali, con conseguente impatto negativo sulla produttività e sul clima aziendale.
L’esatto opposto dell’effetto Dunning-Kruger è invece “la sindrome dell’impostore”. Questa sindrome non è altro che uno stato d’animo, una condizione psicologica persistente, per cui una persona talentuosa non riesce a convincersi dei propri meriti, compromettendo in modo significativo la sua qualità di vita. I soggetti colpiti dalla sindrome dell’impostore credono che i loro successi formativi e lavorativi siano dovuti più a fattori esterni che a fattori interni: non credendosi degni di riconoscimenti, incrementi di carriera, premi e ricompense. Preferiscono immaginare di essere inadeguati o sopravvalutati, piuttosto che vedersi come persone meritevoli di successo, professionali e competenti. Il permanere dei dubbi e dell’ansia conseguente ad essi, spinge, dunque, questi individui a ricoprire posizioni inferiori rispetto alle proprie abilità e ai propri titoli.
L'unico modo per liberarsi dalle sovrastrutture di questa superiorità illusoria – data dall'effetto Dunning Krugher - è imparare a valutarsi più oggettivamente e migliorare costantemente la propria “metacognizione”. Ma questa regola accomuna anche i soggetti affetti dalla sindrome dell'impostore. D'altro canto, le persone competenti conoscono molto bene le loro conoscenze, perché conoscono anche i loro limiti. Confucio disse che "la vera conoscenza sta nel conoscere l'estensione della propria ignoranza”.
Non si può non sapere che gli individui, tutti, sono potenziali soggetti a rischio e conseguentemente, negli ambienti lavorativi, è bene porre sempre maggiore attenzione a questo genere di fenomeni. Occorre dunque, sostituire l’approccio tradizionale e avvicinarsi ad uno neurologico, che sia in grado di “interpretare la situazione che circonda l’ambiente lavorativo” in funzione degli effetti sul cervello degli individui.